A prescindere da quanto stanno facendo le Regioni, “in proprio”, per tutelare i propri territori relativamente al contrasto delle derive che discendono dall’abuso del gioco che sono encomiabili, ma che non sembrano essere sufficienti, lo Stato centrale, forse, dovrebbe strategicamente studiare qualcosa di veramente efficace per entrare in contrasto con il gioco problematico. D’altra parte, se si vuole fare un serio discorso “anche politico” bisogna dire che essendo il gioco d’azzardo pubblico una “riserva di Stato” dovrebbe proprio essere lo stesso ad intervenire in modo diretto per prendere in mano la situazione che gli è indubbiamente sfuggita dal controllo e mettere in campo strumenti e strategie per “sistemare” questo fenomeno… prima che sia veramente troppo tardi.
Siamo in Italia e, quindi, come riporta anche il sito Casinosicurionline.net, l’arte di “pallottarsi le responsabilità” è intrinseca al nostro pensiero: ma lo Stato, detentore della proprietà del gioco, ne trae guadagni talmente alti che da un lato ha “quasi paura” ad intervenire per vedere limitate le sue risorse, ma dall’altro deve forzatamente “salvare la faccia” poiché non può continuare a guadagnare sulle “disgrazie” (del gioco) altrui!
La diffusione così capillare dell’offerta del prodotto gioco ed il facile suo accesso persino ai minori ha fatto aumentare i rischi di incappare nelle sue derive e la popolazione rischia di andare incontro ad una patologia di dipendenza tra le più difficili da curare, come la droga e l’alcool. Quindi, a livello nazionale, l’Esecutivo dovrebbe forse cambiare l’intero sistema poiché i suoi compiti sono quelli di salvaguardare la salute della sua popolazione e non le risorse che fanno sanare i suoi bilanci: i fattori di rischio sono alti ed uno Stato rispettoso dei suoi cittadini non può continuare “a fare le orecchie da mercante” oppure demandare agli Enti Locali “qualcosa” che dovrebbe in prima persona affrontare, decidere e mettere in pratica.
Troppo comodo dare alla Conferenza Unificata il compito di sanare tutto il mondo del gioco d’azzardo pubblico… quando palesemente è quasi troppo tardi! Quindi, l’Esecutivo dovrebbe farsi carico di informazioni specifiche rivolte alla popolazione circa i rischi del gioco d’azzardo e sopratutto si dovrebbe limitare la possibilità di accesso ai giochi d’azzardo in luoghi ben definiti, limitati, circoscritti e di non facile accesso alla popolazione, fuori dai centri abitati ed attivando, nel contempo, in questi contesti azioni di controllo e informazione con la possibilità di indirizzo ai servizi di cura per coloro che vengono coinvolti in un problema di dipendenza.
Certo, sarebbe una presa di posizione importante che, forse, lo Stato sta cominciando a percepire e mettere in pratica, “salvando capra e cavoli”: da un lato, suggerendo questa sistemazione del gioco e dall’altro avendo paura di ghettizzarlo. Non si rappresentano in ogni caso situazioni di agevole soluzione anche perché poi rimane scoperto “il nervo relativo ai giochi online”, altro problema alquanto difficile da affrontare. Questo comparto del gioco ora è facilmente accessibile e potrebbe risultare particolarmente pericoloso, sopratutto, per i giovani.
Si potrebbe guardare alla vicina Svizzera dove esiste un modello di frequentazione del gioco che sembrerebbe funzionare sufficientemente bene: non esiste la possibilità di accesso a giochi d’azzardo in qualunque bar ed i giochi sono ubicati nelle case da gioco con un programma di gioco responsabile piuttosto efficace. In questo caso, forse, cercare di “copiare” qualche idea… sarebbe lecito.