Piste da sci non riaprono, come avevano invece assicurato all’inizio. Sembra infatti che l’apertura prevista per oggi, lunedí 15 febbraio, sia nuovamente slittata, provocando un enorme danno all’economia di tutto ciò che ruota attorno alle piste da sci.
Alberghi, negozi e ristoranti, si erano ormai preparati alla riapertura, prendendo prenotazioni e riattivando fornitori e servizi. Con questo ulteriore ritardo il danno economico per loro è ulteriormente più grave.
L’assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi, ha commentato: “Non si può dalla sera alla mattina dire a chi si è rifornito, a chi si è organizzato, a chi ha formalizzato contratti stagionali che non può lavorare. Ci vuole buon senso e avere buon senso è conoscere il mondo del lavoro. Così il danno economico è doppio: con sole 12 ore di anticipo è stata cancellata una programmazione di settimane. È davvero inaccettabile il fatto che qualcuno non se ne renda conto”.
Piste da sci non riaprono: il danno all’economia
A poche ore dall’apertura, prevista per oggi, i permessi sono stati revocati. Tanta delusione per chi voleva tornare a sciare ma tanta rabbia anche le tutte le imprese che hanno messo a norma gli impianti e ora non possono riaprire.
“Una decisione dell’ultimo secondo che dà un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa. Ancora una volta si dimostra che il sistema delle decisioni di ‘settimana in settimana’ è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini. Solo sette giorni fa lo stesso Cts nazionale aveva dato il via libera a un regolamento molto severo per poter riaprire. Su quella base avevamo consentito la riapertura”.
L’assessore regionale alla Montagna Massimo Sertori auspica che vengano indennizzati immediatamente cittadini e operatori turistici.
“È arrivato il momento di rivedere questo sistema dei ‘semafori settimanali’: una richiesta formale che facciamo al nuovo Governo”.