Nel Villaggio dei Giornalisti la villa in stile Le Corbusier, esattamente in via Perrone di San Martino, nella zona a nord est della città, si trova la villa dell’architetto Figini, costruita a metà degli anni Trenta e modello di architettura razionalista. La particolare abitazione appoggia su una serie regolare di pilastri, esile griglia a pilotis che rimanda alle architetture di Le Corbusier, dalla cui lezione Figini applica in questa che è la propria abitazione il modello delle case al Weissenhof di Stoccarda (1927) e della Villa Savoye a Poissy (1929).
L’ambiente del Politecnico milanese, a cavallo tra gli anni Venti e gli anni Trenta, è stimolante. Le Courbusier, Gropius, il Bauhaus, i movimenti mitteleuropei e la partecipazione ad un progetto culturale collettivo esercitano un grande fascino sul giovane architetto. E così nel 1926, fresco di laurea, Figini, insieme ad altri studenti, fonda il Gruppo 7.
“Era un gruppo straordinario”, ricorda l’architetto Ovidio Cazzola “fortemente animato dalla ricerca della verità, sempre attento a cogliere ciò che succedeva nel mondo circostante, con interessi che spaziavano dalla musica, alla pittura, fino alla letteratura straniera e alla fotografia. Ne facevano parte Giuseppe Terragni, Guido Frette, Carlo Enrico Rava, Gino Pollini, Ubaldo Castagnoli, Sebastiano Larco. Nomi che entreranno nella storia.
La pianta rettangolare alquanto allungata è orientata secondo l’asse elio-termico, così da garantire il miglior apporto di illuminazione e il controllo della calura nelle calde estati milanesi. La struttura portante è su pilastri in cemento armato, che anima anche la scala di accesso al piano dell’abitazione.
Al primo livello il salone di soggiorno, aperto sul terrazzo, la cucina ed una stanza da letto “di servizio”; al livello superiore, più contenuto in pianta, la zona notte con camera da letto e bagno, affacciati su due terrazze solarium, una attrezzata come palestra, l’altra dotata di piccola vasca marmorea a pavimento.
Una sorta di giardino dentro casa, dunque, ma anche una casa dentro il giardino, dove i pilastri raccolgono le tracce ascendenti di edere e rampicanti. Le facciate a perimetro dell’edificio sono ad intonaco civile con tinteggiatura finale bianca; sui terrazzi le murature sono trattate al rustico, con tinteggiatura, originariamente verde, identica alle pareti esterne.
Le facciate sono caratterizzate dal segno netto delle finestre a nastro del primo livello, con serramenti avvolgibili colorati in verde, incisione replicata in alto nella muratura che diventa a vento, lasciando in evidenza una sottile linea di travatura estesa al perimetro. La casa è un diaframma che, attraverso le aperture, entra nello spazio circostante e da questo si lascia penetrare, assieme al sole, al vento, al paesaggio che, ricordiamolo, al momento dell’edificazione era caratterizzato da ampi spazi verdi e coltivati all’intorno.
L’edificio si trova all’interno del quartiere “La Maggiolina”, edificato a partire dal secondo decennio del Novecento come parte integrante del progetto del Quartiere Industriale Nord Milano. Lo sviluppo di questo particolare comparto a nord del centro storico di Milano, prossimo all’anello ferroviario, è dovuto ad una cooperativa di costruzioni di villette e residenze unifamiliari, vendute a specifiche categorie professionali milanesi, i giornalisti in questo caso, donde anche il nome di “Villaggio dei Giornalisti”.
In quel particolare contesto storico, il Figini sperimenta le conoscenze più avanzate della cultura europea con il progetto della propria abitazione. Metafora e surrogato di quanto allora si andava cercando per abitare nella grande città, sole, aria, luce e vista sul paesaggio dai piani alti di un gran palazzo. Prima ancora di acquisire in proprietà l’area, l’architetto elabora il progetto: la documentazione relativa alla costruzione di un villino ad uso di abitazione è consegnata all’esame degli uffici competenti del Comune di Milano il 7 luglio 1934 e appena un mese dopo ottiene il nulla osta alla costruzione.
Il giorno 18 ottobre 1934 è siglato l’atto di vendita dell’ appezzamento di terreno di circa 300 mq sito in via Perrone di San Martino di proprietà della SATUM, Società Anonima Terreni Urbani Milano ed acquistato dai coniugi Figini Luigi e Teresa Bottinelli. L’edificio si può ora costruire; il cantiere è avviato alla costruzione e il 10 gennaio 1935 si svolge la prima visita al rustico. L’edificio sarà completato nel corso dell’estate.
Il podestà di Milano rilascia la licenza di occupazione dello stabile con decorrenza dal giorno 28 aprile 1936. L’edificio vive la sua stagione mentre la città cresce attorno ad esso. Attorno all’edificio una crescita incontrollata di case e palazzi, ma la villa, nonostante tutto, non perde la sua unicità.
Le immagini sono state gentilmente concesse dal Dott. Alessandro Figini. ©ARCHIVIO ARCHITETTO FIGINI AAF MILANO
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