Dan Flavin è stato uno degli artisti statunitensi minimalisti più importanti del ‘900. Per minimalismo, o anche minimal art, intendiamo quella tendenza che prese piede soprattutto negli anni ’60 e che portò ad una radicale riduzione della realtà raccontata dall’arte; ad un moto verso l’impersonalità, verso l’anti-espressività, verso la freddezza emozionale, in modo tale da soffermare tutta l’attenzione (sia dell’artista che dello spettatore) sulla fisicità dell’opera d’arte, sulla sua natura di oggetto concreto. Da questo punto di vista, il capolavoro di Dan Flavin sono sicuramente le sue “icons”, che diversi addetti ai lavori considerano addirittura le opere iniziatrici del movimento minimalista: presentate a partire dal 1963, le icons sono i primi lavori dell’artista che incorporano al loro interno la corrente elettrica e sono delle installazioni realizzate con comuni lampade al neon da parete. Lampade al neon che Flavin riuscì però a trasformare in dei capolavori. Ebbene, fino al 28 giugno, presso la Galleria Cardi di Milano, sarà possibile ammirare quattordici diverse opere luminose di Dan Flavin; opere realizzate a partire dai già citati anni ’60, fino ad arrivare a lavori più moderni, datati fino agli anni ’90. Un’occasione unica per osservare da vicino la ricerca continua dell’artista, interessato come pochi altri ad indagare il modo in cui la luce e l’architettura alterano la percezione l’una dell’altra. Ebbene, l’articolo di oggi è da intendersi non come una guida all’opera di Dan Flavin (servirebbero altri spazi per rendergli l’omaggio che merita), ma piuttosto come una scintilla: una piccola esplosione di luce (è davvero il caso di dirlo), che si pone l’obiettivo di attirare la curiosità di chi legge e di aiutarlo ad avere una prima chiave di lettura per godere al meglio dell’arte di un artista assoluto.
STRUMENTI PER ANALIZZARE DAN FLAVIN E LA LUCE
Come punto di riferimento abbiamo preso spunto dall’ottima analisi fatta da Marco Petrucci su Dan Flavin e sul suo lavoro con la luce. Infatti un elemento fondamentale per emozionarsi davanti alle sue opere è legato al diverso adattamento che il nostro occhio ha alla luce. Le sue installazioni sperimentano proprio con la diverse percezione dello spazio legata alla diverse percezione della luce e non a caso lo stesso Flavin, anni fa, dichiarava provocatoriamente come fosse possibile disintegrare visivamente una parete immergendo una diagonale di luce da un bordo all’altro. La luce è quindi protagonista dell’opera d’arte tanto quanto la materia, anzi è essa stessa materia, che, tra l’altro, si esaurisce nel tempo proprio come farebbe un qualunque oggetto fisico sottoposto a usura: non a caso la durata media delle lampade utilizzate è di due anni, al termine dei quali appaiono i primi evidenti segni di deterioramento.
TRA STUDIO RAZIONALE ED EMOZIONE PURA
Come già accennato, le opere luminose di Dan Flavin sono considerate anticipatrici di molta arte che sarebbe arrivata in seguito. Nello specifico il Flavin delle sculture con luci elettriche viene considerato un precursore dell’astrattismo geometrico. Allo stesso tempo è doveroso sottolineare che parliamo di opere che non vanno lette esclusivamente con la preparazione di un accademico o di un addetto ai lavori, anzi. Lo stesso artista era solito parlare della propria arte dicendo: “It is what it is and It ain’t nothin’ else” (ovvero: “è quello che è e non è niente altro”). Dichiarazioni che, sommate alla parola “Untitled” che dà il titolo a diverse opere, lascia immaginare come lo stesso Dan Flavin sperasse che il lettore si sarebbe soffermato innanzitutto sull’aspetto visivo dei suoi lavori. Non a caso il celebre collezionista italiano Giuseppe Panza di Biumo, quando gli veniva chiesto come godere al meglio le installazioni di Flavin, era solito rispondere: “Liberando la mente da tutto, mettendo l’orologio da parte e lasciandosi andare completamente”. Perché gli strumenti conoscitivi sono importanti per analizzare l’arte, ma è altrettanto necessario riuscire a lasciarsi trascinare da una singola opera e dalle emozioni che scatena in ciascuno di noi.