È morto Mario, famoso chef che per quasi tutta la vita ha lavorato in India, dove era stato incoronato terzo chef migliore del paese. A ritrovarlo è stata un’amica all’interno del camper dove viveva, parcheggiato a viale Ungheria, stroncato da un infarto.
Milano, trovato morto l’ex chef dei vip in India
Mario aveva trascorso l’infanzia in India e aveva deciso di tornarci per lavorare come chef presso diversi ristoranti stellati. Gli amici, provati per la sua scomparsa, hanno raccontato al Giorno che dal suo ristorante italiano in India erano passati tutti i vip, anche internazionali, e diversi politici locali e non. La decisione di lasciare l’India sarebbe stata dovuta ad alcune pressioni della politica e della mafia indiana che gli avrebbe rivolto molte intimidazioni arrivando anche a bruciargli casa. A quel punto Mario avrebbe deciso di abbandonare la sua attività e di tornare nel 2008 a vivere in Abruzzo con la moglie Sonja.
Una tregua durata poco, perchè nel 2009 il terremoto gli ha fatto perdere tutto obbligandolo a trasferirsi a Milano nel suo camper, soprannominato Rocco. Lascia tre figli avuti con due mogli diverse e molti amici tra cui Daniela, la ragazza che lo ha ritrovato cadavere nel suo letto, e che ha conosciuto in un programma di recupero per tossicodipendenti. La ragazza ha raccontato:
Gli ho sentito il polso, niente. Poi ho avvicinato la testa sul petto: ho ascoltato il cuore battere. Ma i soccorritori mi hanno detto che quel che sentivo, in realtà, era l’eco del mio.
Chi era Mario Santilli
La vittima, Mario Santilli, aveva 49 anni e tre figli, avuti con due mogli diverse. Un passato luminoso nel ristorante a cinque stelle «La dolce vita» di Pune, in India e l’obbligo a fuggire in Italia per alcune persecuzioni subite dalla mafia indiana. Sembrava aver trovato un pò di pace in Abruzzo con la moglie Sonja ma nel 2009 è arrivato il terremoto a togliergli tutto e a costringerlo a vivere in una roulotte, la stessa dove l’amica Daniela lo ha trovato morto sotto un sole che aveva alzato la temperatura del mezzo a 60 gradi. Nella sua vita c’è stata anche la dipendenza da alcool e droghe ma seguita dalla volontà di aiutare chi, come lui, da un momento all’altro si è trovato a vivere in strada. Per questo ha iniziato a lavorare per la Croce Rossa dove tutti lo ricordano commossi:
Lottava contro le avversità della vita, voleva rialzarsi sempre. Il suo impegno è andato avanti per tutto l’inverno, ovvero per tutta la durata del piano freddo del Comune, quattro sere alla settimana (martedì, giovedì, sabato e domenica) dalle 20 a mezzanotte, anche se arrivava sempre prima. Il suo lavoro consisteva nel rispondere alle telefonate dei cittadini, che segnalano persone in difficoltà e senza dimora in stato di estremo disagio. Mario compilava una scheda con una serie di dati sulla persona segnalata, poi chiamava le unità di strada dell’area di pertinenza della segnalazione e chiedeva di passare a verificare lo stato di salute della persona indicata, in modo da poter intervenire adeguatamente. Una volta concluso il periodo al Centro aiuto della Centrale ha fatto qualche lavoretto, tra cui anche traduzioni, e a marzo 2017 è tornato come dipendente alla Croce Rossa di Milano, questa volta al Centro di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo di via Aquila, dove si è impegnato con volontà e sensibilità.
Marco parlava ben 7 lingue ma nonostante questo combatteva ogni giorno con la povertà e purtroppo ormai ha smesso di lottare.