Inizierà lunedì prossimo, il 6 marzo l’installazione dell’impianto di videosorveglianza intelligente con 56 telecamere nel Duomo di Milano. La Veneranda Fabbrica spiega che la decisione è stata presa per evitare porte blindate o la presenza di uomini armati all’interno della chiesa “in un’ottica di accoglienza e massima apertura”.
Di giorno, sono utilizzate solo telecamere che rilevano oggetti abbandonati o rimossi all’interno di aree virtuali. Di notte, è invece in funzione un software che segnala intrusioni, movimenti, spostamento o oscuramento delle telecamere. Le immagini registrate saranno conservate per 90 giorni.
La decisione è stata presa dopo il caso del turista rimasto a dormire tra le guglie del Duomo, chiuso dentro dopo l’orario di chiusura che a luglio aveva acceso le polemiche sulla sicurezza, in particolare quella dei luoghi di culto, in un momento di massima attenzione sul fronte degli attentati terroristici. La Veneranda Fabbrica aveva chiesto aiuto alla polizia, non solo per i controlli all’ingresso, ma anche per le operazioni di chiusura della Cattedrale. Ma non era la prima volta, perché nel 2013 un base jumper passò anche lui la notte sul tetto del Duomo per poi paracadutarsi all’alba in Piazza Duomo.
La gestione degli angoli di ripresa sarà tutta guidata da un software, senza possibilità di interventi degli uomini della Veneranda Fabbrica. Tra costoro, invece, soltanto il responsabile e gli incaricati del trattamento, tutti ritualmente designati, potranno avere la visibilità delle immagini su tre monitor nella «sala controllo» interna: e questa é una delle cautele che rassicurano il Garante, al pari della protezione del locale con serrature e badge di autenticazione, e del fatto che gli operatori umani potranno visionare le immagini soltanto «in caso di evento anomalo o forte sospetto di un suo accadimento». Non solo: ad eccezione della visione da parte dell’autorità giudiziaria, l’accesso alle immagini potrà avvenire solo nel rispetto di quanto stabilito dall’autorizzazione della Direzione territoriale del Lavoro di Milano, «con conseguente divieto di loro comunicazione a terzi o di diffusione».