“Essere o non essere”: quando l’arte contemporanea si interroga sul potere delle parole

Flavio Favetti al TheWarehouse – Dal 30 maggio al 14 giugno 2025

Non capita spesso di imbattersi in una mostra che promette di farci riflettere sul rapporto tra parola e materia in modo così diretto. “Essere o non essere”, la personale di Flavio Favetti che inaugura domani al TheWarehouse, ha già catturato la mia attenzione per la sua premessa: trasformare le parole in oggetti tangibili, in “reliquie contemporanee” capaci di suscitare emozioni profonde.

Confesso che non conosco ancora l’opera di Favetti di persona, ma la sua ricerca artistica mi incuriosisce particolarmente. In un’epoca dove le parole perdono spesso peso e significato, un artista che le incide su legno, metallo e materiali di recupero per restituire loro una fisicità sembra andare controcorrente in modo intelligente.

L’artista: tra parole e memoria

Flavio Favetti (da non confondere con il più noto Flavio Favelli) si presenta come un “artista eclettico e sperimentatore” che lavora da anni sul potere evocativo delle parole. La sua ricerca attraversa i confini tra arte visiva, scrittura e memoria collettiva, dando vita a installazioni che invitano lo spettatore a interrogarsi su identità, creatività e storia.

Quello che mi colpisce della sua poetica è l’approccio materico: le opere non sono solo concettuali, ma prendono forma attraverso materiali di recupero, trasformando oggetti quotidiani in simboli universali. È un’operazione che richiede una sensibilità particolare nel bilanciare significato e forma.

Le opere in mostra: tra slogan e memoria

Il percorso espositivo presenta opere dai titoli evocativi che già suggeriscono un universo di significati:

  • “Non c’è motivo di fare diversamente” – Un titolo che suona come un manifesto, forse una riflessione sulla necessità dell’arte stessa
  • “Iconostasi” – Riferimento alla tradizione ortodossa che separa il sacro dal profano
  • “Alza oh artista la tua bandiera” – Un invito all’azione che richiama slogan rivoluzionari

Secondo il comunicato, il percorso si snoda tra lavori che evocano “slogan, motti e frammenti di memoria personale e collettiva”. Mi aspetto di trovare un dialogo continuo tra passato e presente, dove frasi apparentemente semplici acquisiscono nuova profondità attraverso la loro materializzazione.

TheWarehouse: l’arte negli spazi del lavoro

La scelta della location non è casuale. TheWarehouse, situato in via Settala 41 (zona Porta Venezia, a pochi passi dalla Stazione Centrale), è uno spazio particolare: un ex magazzino della carta di 200 mq completamente ristrutturato che mantiene le finestre a volta originali e il ferro battuto.

Questo luogo incarna perfettamente la filosofia di Artheoria, la divisione di Theoria che promuove l’arte contemporanea: “proporre esperienze artistiche in un contesto insolito”, come dichiara Giancarlo Zorzetto, partner dell’agenzia. L’idea di portare l’arte negli uffici, di creare “un punto d’incontro tra arte e lavoro”, è interessante perché rompe la barriera tra quotidianità e esperienza estetica.

Perché andarci: oltre la curiosità intellettuale

Quello che mi incuriosisce di più di questa mostra è la promessa di un’esperienza che va oltre la semplice osservazione. Lavori che invitano a “interrogarsi sul senso dell’identità, della creatività e della storia” suggeriscono un coinvolgimento attivo dello spettatore.

In un momento storico in cui le parole vengono spesso svuotate di significato, un artista che le “incide o dipinge su superfici” per restituire loro peso e presenza fisica propone una riflessione necessaria. Come dice il comunicato, Favetti invita il pubblico ad “alzare la propria bandiera” e riconoscere il valore della diversità e della libertà creativa.

Aspettative e interrogativi

Non avendo mai visto dal vivo il lavoro di Favetti, mi interrogo su come si svilupperà concretamente questo “dialogo tra passato e presente”. Riuscirà l’artista a creare quella connessione emotiva che promette? Le “reliquie contemporanee” che emergono dai suoi materiali di recupero sapranno davvero “suscitare emozioni e riflessioni profonde”?

La sfida di ogni arte concettuale è quella di non rimanere autoreferenziale, ma di riuscire a parlare a un pubblico più ampio. Favetti sembra avere gli strumenti per riuscirci, considerando la sua capacità di lavorare con “slogan, motti e frammenti di memoria” che appartengono all’esperienza collettiva.

Un progetto culturale più ampio

Quello che rende interessante questa mostra è anche il contesto in cui si inserisce. Artheoria non è solo una galleria, ma un progetto che vuole “andare oltre i limiti degli spazi espositivi tradizionali”. È un approccio che mi piace: l’arte come parte della vita quotidiana, non come esperienza separata e elitaria.

La scelta di ospitare l’arte negli spazi di lavoro è una dichiarazione di intenti: “la bellezza è un valore fondamentale, capace di influire positivamente sul benessere e sulla qualità della vita”. È una visione che condivido e che rende questo progetto interessante anche al di là della singola mostra.


Informazioni pratiche

CosaDettaglio
Mostra“Essere o non essere”
ArtistaFlavio Favetti
Date30 maggio – 14 giugno 2025
LocationTheWarehouse
IndirizzoVia Settala 41, Milano
OrariLunedì-sabato 15:00-19:00
IngressoLibero
MetroM1 Porta Venezia / M3 Repubblica
OrganizzazioneArtheoria (divisione Theoria)

Come arrivare: TheWarehouse si trova in zona Porta Venezia, facilmente raggiungibile con M1 (Porta Venezia) o M3 (Repubblica). La location è a pochi passi dalla Stazione Centrale e da Corso Buenos Aires.

Sono curiosa di vedere come l’artista riuscirà a tradurre in esperienza concreta la sua riflessione sul potere delle parole. A volte le mostre più interessanti sono quelle che ci sorprendono, che ci fanno vedere il mondo da una prospettiva diversa. “Essere o non essere” promette di essere una di queste occasioni.

Foto dell'autore
Laura Meda, milanese doc. La mia passione? Trasformare storie quotidiane in parole. Collaboro con Milano Life dal 2016.

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