Volendosi riferire al passato, considerando le varie tipologie di cannabis, ci si potrebbe chiedere quando siano stati messi in commercio i primi tipi di cannabis autofiorente. Tutto deve essere rintracciato a partire dagli anni ’70, con i primi esperimenti, anche se la chiave di volta dal punto di vista commerciale, riferendoci ad una maggiore diffusione, si è avuta soltanto all’inizio del terzo millennio. Bisogna fare delle opportune distinzioni, sfatando anche alcuni miti, perché non è vero che le piante autofiorenti possono rendere meno di quelle fotoperiodiche, quelle che per crescere sono vincolate al ciclo di luce. Ma cerchiamo di scoprirne di più anche su questo argomento e, prendendo come riferimento la cannabis autofiorente, scopriamo quali sono gli errori che non si dovrebbero commettere per fare in modo che si abbia la possibilità di ottenere una coltivazione efficace.
Non piantare i semi troppo a fondo
Quando si acquistano dei semi autofiorenti femminizzati, si dovrebbe evitare di piantare questi semi troppo a fondo nel terreno. È un errore molto comune, che fa spesso chi è alle prime armi, proprio quello di mettere a dimora i semi troppo a fondo nel substrato.
In realtà bisogna sapere a questo proposito che sarebbe ideale piantare semi ad una profondità di 0,5 centimetri. Inoltre i semi andrebbero piantati sempre con la punta all’insù, per facilitare lo sviluppo delle radici.
Non esagerare con l’acqua
Un altro errore che fanno coloro che si ritrovano a coltivare i semi per la prima volta, sempre in relazione ai semi autofiorenti, è quello di esagerare con l’irrigazione. Sarebbe importante, invece, riuscire sempre a mantenere un certo equilibrio, in modo che il terreno rimanga umido, ma abbia anche dei risvolti tipicamente asciutti.
Non si tratta di fare in modo che il substrato rimanga secco, ma sempre con il giusto apporto idrico, per evitare che vengano danneggiate le radici.
Non lasciare i semi al buio in maniera esagerata
Quando vengono messi a dimora, i semi e le piante, man mano che esse vanno crescendo, non dovrebbero rimanere troppo al buio. Anche se non si tratta di semi fotoperiodici, che hanno bisogno di un regolare ciclo di luce, comunque l’illuminazione rappresenta sempre un fattore importante.
Per esempio si può agire, per una combinazione ideale di luce e di buio, secondo lo schema 18/6, in modo da alternare così in un ciclo ideale le ore di buio e quelle di illuminazione.
Tenere conto della sterilità del substrato
È molto importante tenere conto della sterilità del substrato che utilizziamo come terriccio in cui piantare i semi. Sarebbe opportuno che non siano presenti delle spore o degli altri contaminanti, perché altrimenti tutto ciò si potrebbe rivelare dannoso per i semi.
Infatti la presenza di altri semi nel substrato porterebbe ad avere a che fare con delle interferenze con lo sviluppo dei germogli.
Calcolare i tempi di raccolta
Ci sono dei tempi ben precisi in cui si deve passare alla raccolta dei fiori. Gli esperti per esempio a questo proposito rivelano che si dovrebbe procedere a raccogliere i fiori quando si vede che i tricomi assumono per metà color ambra.
Per quanto riguarda le autofiorenti in particolare il momento giusto per raccogliere i fiori arrivano dopo dieci settimane dalla germinazione. Eppure spesso si ha la tendenza a non calcolare bene queste tempistiche e questo è sbagliato, perché si hanno poi delle piante che non contengono dosaggi in maniera equilibrata.
Come è possibile vedere, ci sono tanti fattori di cui tenere conto nella coltivazione dei semi autofiorenti, per evitare di danneggiarli e per fare in modo che la coltivazione riesca nel migliore dei modi. Tenere conto di questi dettagli significa assicurarsi una buona coltivazio