Il 2022 è stato un anno decisamente sottotono per il settore delle criptovalute e in particolare per il Bitcoin, ma non per questo motivo l’interesse nei loro confronti è andato scemando, anzi è proprio grazie alla convinzione che un eventuale recupero di una parte della valorizzazione di mercato persa negli ultimi mesi avrebbe rappresentato una buona opportunità di investimento, che molti risparmiatori si sono avvicinati al comparto per la prima volta. E il mood appena descritto sembrerebbe essere confermato dallo scorcio iniziale del 2023; sono in tanti, infatti, a voler capire come investire in bitcoin per trarre il maggior beneficio dall’attuale situazione. Da un lato si posizionano gli holders che puntano ad una rivalutazione dell’asset nel lungo periodo, mentre dall’altro si schierano gli speculatori che ritengono più probabile il persistere di uno scenario di alta volatilità, da sfruttare con strategie di breve termine.
Bitcoin: valutazioni tecniche e fondamentali a confronto
Gli analisti finanziari d’altro canto cercano di imperniare le loro ipotesi su considerazioni di natura tecnica e non solo: da un punto di vista grafico, secondo gli addetti ai lavori, è fondamentale che le quotazioni di Bitcoinsi collochino stabilmente al di sopra dell’importante area delimitata da 18000 e 20000 dollari; da un punto di vista fondamentale, invece, è necessario che si trovi una soluzione definitiva a quel vuoto normativo in cui si muove chi investe in asset digitali attraverso gli exchange. Il settore delle nuove tecnologie, come molti sapranno, è stato travolto nello scorso novembre da una crisi di fiducia, scaturita dal fallimento dell’intermediario Ftx, e le ombre, gettate dall’evento sulla DeFi, hanno fatto perdere di vista le potenzialità dei singoli progetti.
Inoltre, a causa del clima di incertezza che attanaglia l’ecosistema crypto è opportuno, almeno in questa fase, approcciare il settore prudentemente facendo coesistere, nelle allocazioni di portafoglio, immobilizzazioni di lungo periodo e strategie di breve termine.
Naturalmente, per ridurre al minimo l’impatto dei costi sull’operatività, è importante utilizzare un canale di accesso al mercato in grado di garantire il miglior rapporto tra convenienza del profilo commissionale e funzionalità delle infrastrutture per negoziare le valute virtuali. Come spiegato dagli esperti del portale specializzato TradingCenter (sito web: https://www.tradingcenter.it/), gli intermediari che presentano queste caratteristiche sono senza dubbio i soggetti attivi sulle piazze di scambio over the counter. Questi infatti mettono a disposizione dei propri utenti trading tool molto sofisticati e non richiedono per il loro impiego spese di alcun genere, se non quelle relative all’esecuzione degli ordini di compravendita. I soggetti in questione, conosciuti con il nome di broker online e di crypto exchange, offrono account sottoscrivibili con piccole somme di denaro attraverso una semplice procedura da remoto.
Bitcoin: trading speculativo e investimenti di lungo periodo
I broker permettono di replicare il prezzo del Bitcoin e degli altri asset digitali con i Contratti per Differenza: la particolarità di questi derivati risiede nel fatto che la loro struttura implementa i meccanismi dello short selling e della leva finanziaria, pertanto sono adatti soprattutto al trading speculativo. Gli exchange, di contro, consentono l’acquisto diretto del sottostante digitale e non prevedono commissioni di rollover per il mantenimento di posizioni aperte overnight, quindi ben si sposano con gli approcci buy and hold.
La differenza sostanziale tra questi due canali operativi non si esaurisce però nella modalità di negoziazione delle criptovalute; difatti l’aspetto più rilevante, soprattutto alla luce delle riflessioni sulla questione normativa, risiede nel fatto che i broker sono soggetti autorizzati dagli Organi di Vigilanza ad erogare i propri servizi di intermediazione, mentre gli exchange al momento non operano in un perimetro regolamentato; di conseguenza chi si rivolge a questi ultimi soggetti deve essere ben consapevole che i risparmi depositati non godono di nessuna forma di tutela, se non quelle predisposte in autonomia da alcune società del settore, ovviamente le più grandi e le più importanti.