Addio al LUMe: la polizia chiude il centro più amato dagli studenti milanesi. Martedì 25 luglio, a Milano, le forze dell’ordine hanno sgomberato il LUMe (Laboratorio Universitario Metropolitano), un centro sociale attivo da due anni in ambito culturale e politico, che si trovava vicino all’Università Statale.
Polizia e Digos hanno chiuso il vicolo di Santa Caterina, alle spalle di piazza San Nazaro in Brolo, uno dei luoghi più suggestivi del quartiere Porta Romana. Nella palazzina i giovani avevano aperto una sala prove per la musica, una per gli spettacoli teatrali, una sala montaggio per il cinema, una biblioteca, oltre a un bar e a una sala dove la sera si tenevano concerti jazz. Ora è tutto chiuso, con il filo spinato alle finestre per evitare nuove occupazioni.
Nel giro di poche ore sui social network, la notizia della chiusura di LUMe, ha registrato centinaia di migliaia di visualizzazioni e commenti. A far discutere è la fine di un progetto divenuto per molti ragazzi, il faro dell’offerta artistica underground di Milano. Le ragioni dell’intervento delle camionette non sono ancora chiare. Il centro sociale era in Vicolo Santa Caterina, dove il Renzo manzoniano dei Promessi Sposi, viene arrestato dopo i tumulti del pane, e appartiene a un privato che non ha mai rivendicato la proprietà.
Il luogo era vuoto ed inutilizzato da anni, quando fu occupato l’8 aprile 2015 da alcuni studenti universitari. Da allora nella cripta adiacente alla chiesa di San Nazaro c’erano spettacoli musicali dal vivo, proiezioni cinematografiche e spettacoli teatrali.
“Siamo stati un’esperienza politica, artistica e culturale unica nel suo genere. Non è stato dato nessun preavviso, si è voluto agire in piena estate, la mattina presto, blindando l’intera area universitaria e senza offrire spiegazioni”– dice Francesco Vivone, uno dei protagonisti del centro sociale –“Per ciò che LUMe ha rappresentato per chi lo ha vissuto o ne ha preso parte, ma anche per tutti coloro che vi si sono imbattuti per caso e si sono sentiti parte di ciò che è, per tutti coloro che ne hanno fatto un appuntamento irrinunciabile della settimana o per coloro che semplicemente ne condividevano gli intenti e lo scopo, l’invito è quello di venire in piazza San Nazaro alle 16.30 per un’assemblea pubblica con presidio e concerto. Non facciamo vincere il silenzio, portate i vostri strumenti, abbiamo bisogno di voi e della solidarietà di tutti e tutte”.
Dopo l’assemblea, i 200 militanti del centro sociale hanno deciso di “occupare” simbolicamente piazza San Nazaro fino a notte tarda con live performances di arti varie, attività che riprenderanno sempre nello stesso luogo dal 6 di settembre. “Fino a quando non avremo una sede nuova”, promettono al LUMe che lancia una giornata di “assedio culturale a Palazzo Marino” per il primo di settembre.
L’evento creato su Facebook ha subito raccolto decine di adesioni e l’hashtag #lumenonsispegne gira su Twitter. Per le forze dell’ordine, che hanno murato gli accessi allo stabile, l’operazione si è conclusa senza problemi. Canta vittoria da Palazzo Marino, Fabio Altitonante, coordinatore di Forza Italia: “Mentre il Comune continua a tollerare le occupazioni abusive, carabinieri e polizia intervengono. E’ ora che si capisca che esistono diritti e doveri. Noi stiamo con le forze dell’ordine, auspichiamo che il Pd si associ”.
Anche Riccardo De Corato di An-FdI in Regione e Alessandro De Chirico, di Forza Italia plaudono ricordando alla giunta gli altri luoghi autogestiti sui quali intervenire: “Ora si proceda anche allo sgombero dei tanti edifici occupati nelle periferie: dal campo sportivo a Quarto Cagnino all’ex-bingo di via Val Bogna, dal SMS di piazza Stuparich agli spazi comunali di via Lelio Basso, dallo ZAM nel quartiere Stadera all’ex-casaro di piazzale Gabrio Rosa, passando degli storici Cantiere e Micene che spadroneggiano a San Siro. Senza dimenticare Leonkavallo e Macao che l’attuale amministrazione vorrebbe regolarizzare”.
I giovani del centro sociale da parte loro chiedono che invece la giunta Sala prenda posizione a loro difesa: “Con tutto il valore aggiunto di cultura, socialità e produzione artistica che abbiamo creato in questi due anni, ci aspettiamo che il Comune dica se ci vuole riconoscere o abbandonare – dice Vivone – Noi davamo fastidio a nessuno e anzi eravano un luogo dove anche i grandi teatri venivano a vedere gli spettacoli degli artisti emergenti. Purtroppo nessuno delle istituzioni si è fatto vedere alla nostra assemblea e questo è un brutto segnale”.